Il fantasioso takeover più assurdo dell’era digitale
Periodo parallelo di ambientazione: fine anni '90
Correva l’anno 1997. Apple era in caduta libera. I Macintosh arrancavano, il Newton aveva deluso, i cloni autorizzati stavano cannibalizzando il mercato, e l’intera azienda sembrava sull’orlo della disfatta. Le azioni erano ai minimi storici, i dipendenti demoralizzati, e la concorrenza Windows sempre più dominante. Fu in questo scenario che Steve Jobs, appena rientrato attraverso l’acquisizione di NeXT, iniziò a muoversi dietro le quinte. Ma non era ancora il padrone di casa. E mentre a Cupertino si cercava una cura, da Redmond arrivò una scossa. Bill Gates – da sempre amico-nemico di Apple – decise che era giunto il momento di agire. E lo fece a modo suo: con un fax.
“Microsoft acquisisce Apple. Con effetto immediato.”
Il fax arrivò nel cuore della notte, stampato male su carta termica sbiadita, con il bordo arricciato e le lettere leggermente inclinate. Nessun preavviso, nessuna riunione, nessun annuncio ufficiale. Solo due iniziali vergate a penna blu: BG. A riceverlo fu un centralinista del campus Infinite Loop, che lo lasciò sulla scrivania accanto a un pacco di post-it e una tazza di caffè istantaneo. Quando venne notato, alle prime luci dell’alba, era già leggenda.
Fu un takeover silenzioso, chirurgico, irreversibile. Non ci furono comunicati, né tempi tecnici. Il nuovo sistema operativo arrivò via rete interna, copiato da server non tracciabili, poi duplicato su dischetti e CD masterizzati al volo. I tecnici andarono reparto per reparto, installando a mano ogni copia. Nel giro di due giorni, ogni Mac del campus aveva cambiato volto.
Il nome ufficiale? Applesoft. Ma tra i corridoi, tra uno sguardo perplesso e un riavvio obbligato, tutti avevano già capito chi comandava.
“Abbiamo bisogno di un po’ di stile. E loro hanno bisogno di soldi. Semplice.”
(attribuito al Bill Gates della linea temporale parallela)
Il nuovo mondo: Applesoft MacWindows 97
Il cambiamento fu immediato. Il Finder venne sostituito da un “Esplora Mac”, l’interfaccia Aqua mutò in un ibrido color ceruleo con effetti 3D presi direttamente da Windows 95. Il Dock scomparve, sostituito da una barra Start verticale. Le icone divennero tridimensionali e… animate. Il nuovo sistema operativo fu battezzato MacWindows 97 Millennium Pro Edition Home Server Plus. L’help online parlava con la voce di Clippy. Le Preferenze di Sistema? Trasformate in un pannello di controllo con 118 opzioni e il tasto “Aggiorna BIOS”.
Jobs? Responsabile di WordArt
Steve Jobs non fu licenziato. Fu “ricollocato”. Secondo alcuni, divenne Responsabile Estetica Avanzata per Microsoft Word. In pratica, WordArt. Leggende raccontano che, in uno sfogo privato, tentò di ridisegnare l’interfaccia di Excel, rendendola un unico foglio bianco con un solo font: Garamond 12. Una sua nota interna recitava: “Ogni tabella è una storia. Perché renderla brutta?”
Spezzone di VHS privato di Jobs dell’epoca
Il momento della rottura in Applesoft
Tutto cambiò durante una demo interna. Jobs – ancora scalzo – presentò una nuova funzione segreta di Word: premendo CMD+Z tre volte, il programma crashava e lanciava il Terminale con una sola riga di codice: sudo rm -rf microsoft
.
Bill Gates entrò nella stanza, vide il comando sullo schermo e sorrise. Poi se ne andò. Il giorno dopo, Jobs non si presentò più. Nessuno lo vide per settimane. Finché un pomeriggio, nel campus di Cupertino, apparve un Mac trasparente. Nessuna etichetta. Solo una scritta sul monitor in bianco e nero: “Rebooting Apple…”
Ma è mai successo?
Ovviamente no.
Ma in qualche universo alternativo, forse sì. Dove Excel è il sistema operativo, WordArt è un linguaggio di programmazione, e i Power Mac sono grigi con l’adesivo “Microsoft Inside”.
Arrivederci alla prossima storia di “Ucronìa: Cupertino – Cronache inaspettate di un tempo parallelo”, la rubrica sci-fi retrofuturista di Italiamac ideata da Gabriele Gobbo. A volte verosimile, a volte immaginaria. Per sviluppare “Ucronìa: Cupertino” ci siamo fatti aiutare da esseri umani, ricordi, esperienze, tool generativi e passione. Eventuali nomi e marchi eventualmente depositati sono accidentalmente utilizzati a puro scopo ludico. Nessun nerd è stato maltrattato per realizzare questa storia!
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