Certe scene sembrano uscite da una sitcom. E invece sono pagine vere di storia Apple. Nel 1983, durante un evento aziendale rimasto per anni sepolto negli archivi, Apple organizza una presentazione in stile game show: The Macintosh Software Dating Game. Sul palco: Steve Jobs, Bill Gates e due altri pionieri del software.
Con musica in sottofondo, battute a effetto e un finto quiz, l’obiettivo è uno solo: convincere il pubblico che il Macintosh sarà lo standard del futuro. Il tono è ironico, ma il messaggio è serissimo.
Gates corteggia il Mac
Bill Gates — allora giovane, con voce impacciata ma già visione affilata — afferma:
“Nel 1984, ci aspettiamo che metà delle entrate di Microsoft vengano dal software per Macintosh.”
Non una frase da poco. In quel momento, il Mac non è ancora sul mercato. Ma Gates, come sempre, sa dove si sta muovendo il vento.
Alla domanda se il Mac potrà diventare il “terzo standard” dopo Apple II e IBM, risponde:
“Per creare uno standard serve qualcosa di davvero nuovo, che catturi l’immaginazione. Il Macintosh è l’unico computer che l’ha fatto davvero.”
Applausi.
Steve Jobs poeta (e stratega)
A chiudere l’evento, Steve Jobs recita una piccola filastrocca. Con finto tono giocoso, ma in realtà tagliente e risoluto:
“Apples are red, IBM’s blue, if Mac’s going to be the third milestone, I need all of you.”
In pratica: senza gli sviluppatori, il Mac non ha futuro. Ma se ci credete, sarà la prossima rivoluzione. E così sarà.
Un frammento di cultura Apple, introvabile altrove
Il video è incompleto, ma quel poco che mostra è un condensato di spirito Apple anni ’80: anticonvenzionale, provocatorio, brillante. Jobs e Gates sullo stesso palco, non da rivali, ma da partner. Almeno per un momento.
Questa è la Apple che non solo inventava prodotti, ma metteva in scena le sue idee con uno stile tutto suo. E il Mac, presentato in un formato da dating game, era una dichiarazione d’intenti: “questo computer non è come gli altri”.
È una scena breve, ironica e surreale. Ma se ci guardiamo bene dentro, c’è tutta l’essenza della Apple dei primi anni ’80: visione, carisma, rischio. E quel bisogno istintivo di convincere il mondo che qualcosa di diverso stava per arrivare, con un sorriso disarmante e una macchina rivoluzionaria.
Appuntamento alla prossima chicca di Macmorabilia, la rubrica di Italiamac coordinata da Gabriele Gobbo per raccontare la vera storia di Apple, quella che abbiamo amato, con documenti originali, reperti d’epoca, video dimenticati e accessori ormai introvabili. Un viaggio nostalgico tra pubblicità storiche, curiosità autentiche, computer vintage e perle rare scovate negli archivi, pensato per chi vuole riscoprire l’anima più affascinante del mondo Mac.
Disclamer: Questo articolo presenta le opinioni del suo autore indipendente o della fonte da cui è estratto e non di Italiamac. Può essere stato realizzato con l’assistenza della IA per la traduzione e il riassunto. Non è da considerarsi consulenza, consiglio d’acquisto o investimento in quanto a puro titolo esemplificativo generico. I racconti di Ucronìa: Cupertino sono verosimili ma di fantasia.
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