In un servizio TV del 1981, un giovane Steve Jobs raccontava come Apple stesse cambiando il mondo. E lo faceva con un computer nato in un garage e una visione che oggi chiamiamo futuro.

Siamo nel 1981. L’anno in cui i personal computer iniziano a uscire dai laboratori e a entrare nella vita reale. Nelle scuole, negli uffici e – udite udite – perfino nei salotti. In un vecchio servizio televisivo americano, rispuntato oggi come cimelio vintage, tutto questo viene raccontato con un misto di stupore, ottimismo e… parecchia ingenuità.

Ma la parte davvero interessante arriva quando la telecamera si sposta su Cupertino, dove un ragazzotto di 26 anni – Steve Jobs – spiega che il computer non è solo una macchina. È “una bicicletta per la mente”.

Apple: dalla grande idea al grande boom

Nel servizio, Apple viene descritta come l’emblema del boom tecnologico. Fondata appena cinque anni prima, è già passata da 100.000 a oltre 100 milioni di dollari di fatturato. E tutto è cominciato, come ben sappiamo, in un garage.

Jobs, con la sua solita calma visionaria, ci parla di un futuro dove i computer amplificano l’intelligenza umana. Un futuro che – spoiler – oggi stiamo vivendo fino in fondo, tra AI, automazione e smartphone. Ma nel 1981, quella era ancora una scommessa. E la Mela stava piantando i primi semi.

Un computer per tutti (a soli 15 dollari)

La parte iniziale del servizio è un inno al computer “per tutti”. Le scuole lo usano per insegnare, le piccole imprese per contabilità e lettere, le famiglie per regolare l’energia solare e per… giocare. Il tutto con unità base da 15 dollari, microchip grandi quanto un’unghia e tastiere che facevano click a ogni tasto.

Non c’erano ancora dubbi sulla privacy, né discussioni sull’intelligenza artificiale. Solo entusiasmo, tastiere beige e floppy disk giganti. E poi, ovviamente, Apple II che entrava in ogni angolo d’America come simbolo di una rivoluzione silenziosa.

Visioni, paure e un futuro ancora da scrivere

Nel finale, il servizio si fa più riflessivo: c’è chi teme che i computer possano disumanizzare o rubare il lavoro. Ma la narrazione è chiara: questi strumenti non sono “giocattoli del futuro”, ma compagni quotidiani, capaci di insegnarci, intrattenerci e farci crescere.

Jobs lo aveva capito prima degli altri. E nel 1981 lo spiegava in TV con parole semplici, ma dal peso specifico enorme. Perché chi sa guardare oltre l’hardware, vede l’umanità che può nascere attorno a una macchina.


🍏 Se oggi apriamo il coperchio del nostro Mac con un gesto naturale, è grazie a quei pionieri che nel 1981 parlavano di computer come di biciclette per la mente. E grazie ad Apple, che ha saputo dare a quell’idea un design, un sistema operativo e un’anima.

🎞 Il video originale è un piccolo tesoro vintage. Lo trovi su YouTube e qui nella rubrica Macmorabilia, dove ogni byte profuma di storia.

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